La vita frenetica e lo stress di tutti i giorni compromettono spesso il nostro benessere mentale causando difficoltà di concentrazione e riduzione della memoria.
Per tale motivo, si va alla ricerca di prodotti che possano contrastare tali effetti. Il ginkgo è uno di questi.
Le foglie essiccate di questo albero originario dei paesi asiatici (Fam. Ginkgoaceae) presso i quali è considerato sacro e coltivato in prossimità dei templi.
Il nome Ginkgo significa “albicocca d’argento”, per la somiglianza con il noto frutto, mentre biloba si riferisce alle foglie che hanno un caratteristico aspetto bilobato.
Si tratta di un albero antichissimo, un vero e proprio fossile vivente, le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, ed è l’unica specie vegetale sopravvissuta di un gruppo di vegetali che si è estinto circa 100 milioni di anni fa.
La sua longevità e l’estrema resistenza alle avversità ambientali gli hanno conferito l’appellativo di “albero della vita”.
Oltre che per le sue proprietà benefiche, il ginko è coltivato anche a scopo ornamentale, soprattutto nei giardini e nei parchi, in quanto è molto resistente all’inquinamento delle grandi città.
Il ginkgo contiene una grande varietà di costituenti considerati farmacologicamente attivi, tra cui flavonoidi (esempio, isoramnetina, bilobetina) e trilattoni terpenici (esempio, bilobalide, ginkgolide A, B, C, J, ed M). Sono presenti anche aminoacidi (esempio, acido 6-idrossichinurenico), proantocianidine, e zuccheri.
Il ginkgo contiene inoltre acidi ginkgolici.
Tali sostanze sono considerate dei composti indesiderati in quanto in alcuni studi in vitro hanno dimostrato di possedere tossicità e sono stati riportati casi di allergie.
Nel rispetto dei criteri di qualità previsti dalla Farmacopea Europea, le foglie essiccate di ginkgo devono contenere non meno dello 0,5% di flavonoidi, calcolati come glicosidi.
Al ginkgo sono attribuite diverse proprietà benefiche.
In particolare, esso possiede proprietà antiossidanti, antiaggreganti, antinfiammatorie e neuroprotettive trovando indicazioni per migliorare la circolazione sanguigna, sia a livello del sistema nervoso centrale che periferico e per migliorare la memoria, ad esempio in soggetti affetti da demenza. In tali pazienti il ginkgo sembra anche migliorare alcuni sintomi neurosensoriali della patologia, ossia l’acufene e le vertigini grazie ai flavonoidi ed i trilattoni in esso contenuti.
In Italia il ginkgo è commercializzato come integratore alimentare per le seguenti indicazioni fisiologiche, come riportato nell’allegato 1 del DM 10 agosto 2018: “Antiossidante. Memoria e funzioni cognitive. Normale circolazione del sangue.
Funzionalità del microcircolo”.
In tali prodotti, è solitamente presente come estratto secco delle foglie.
In particolare L’EMA riconosce ad esso lo status di medicinale vegetale ad uso consolidato utilizzato “per il miglioramento del deterioramento cognitivo (associato all’età) e della qualità di vita nella demenza lieve.
Sono stati condotti numerosi studi clinici, al fine di valutare l’efficacia del ginkgo nei disturbi neurologici, quali il declino cognitivo, i disturbi della memoria e la diminuzione del livello di attenzione.
I risultati ottenuti non permettono, tuttavia, di trarre conclusioni certe. Infatti, mentre alcuni evidenziano una potenziale efficacia del trattamento rispetto al placebo, altri non riportano alcun miglioramento.
Da tali studi però si ricava che il miglioramento della funzione cognitiva si presenta, generalmente, dopo somministrazione prolungata (più di 24 settimane) e ad un dosaggio appropriato (240 mg al giorno).
Va anche detto che la tipologia di popolazione esaminata, la gravità della patologia e il metodo di valutazione utilizzato per misurare l’efficacia possono spiegare i risultati contrastanti riportati in letteratura.
Gli studi clinici condotti hanno evidenziato un buon profilo rischio-beneficio per l’estratto, con saltuari effetti avversi di lieve entità, come disturbi gastrointestinali e cefalee, e rare reazioni allergiche.
Tuttavia, sono stati segnalati alcuni casi di emorragia quando il preparato è stato assunto in associazione al trattamento con farmaci antiaggreganti (esempio, acido acetilsalicilico, clopidogrel) e anticoagulanti (esempio, warfarin).
Tuttavia, dati clinici più recenti sembrano non confermare tale rischio1.
In ogni caso, l’allegato 1 del Ministero della Salute (DM 10 agosto 2018) riporta, a scopo precauzionale, l’obbligo di inserire nell’etichetta dei prodotti contenenti ginkgo la seguente avvertenza: “Se si stanno assumendo farmaci anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici consultare il medico prima dell’utilizzo.
Non assumere in gravidanza.